Viaggi geografici e immaginari

Alberto Pasini 1826-1899

Tra il 1600 e il 1700 le navigazioni s’intensificano sempre più, stravolgendo l’idea che del mondo sino allora si era avuta: della sua geografia, delle culture, delle arti. Così nel Settecento nasce l’etnologia e successivamente l’antropologia. L’occidente si apre a nuove culture e influenze che mutano il volto del costume, dell’arredo, delle arti figurative, della letteratura e il gusto per l’esotismo invaderà ogni anfratto della quotidianità, spingendo gli artisti a permanenze in luoghi “esotici”.

Spesso i pittori accompagnavano quelle stesse navigazioni esplorative, così da poter documentare quanto si andava scoprendo, con successiva diffusione sui molteplici magazine che via via andavano aumentando, alimentando i sogni di un occidente che ai fatti concreti affiancava aspetti misterici, magici e avventurosi non sempre verosimili. Anzi proprio questi aspetti erano, e sono, i più affascinanti da vagheggiare e leggere nell’appena sorta letteratura di genere. Le forze oscure di maledizioni che si abbattono sulla profanazione di tombe faraoniche da allora continuano ad alimentare il nostro immaginario, come le prodezze di pirati in isole caraibiche o le intemperanze di divinità, benefiche o demoniache, asiatiche. Tutto pervaso da forze superiori e incombenti tanto care al “Sublime” che dalla letteratura gotica confluirà nel Romanticismo e che si erano già affacciate nei “Canti” di Ossian, spingendosi a contaminare la futura poesia e pittura simbolista, la letteratura decadentista e che, già nel 1819, avevano dato vita alla figura del vampiro con Polidori, a quella di  Frankenstein della Shelley  l’anno precedente, non lasciando indenne Poe che quando scrive nel 1841 “I Delitti della Rue Morgue”, dando avvio al poliziesco, carica ancora il racconto della selvaggia primordialità della scimmia assassina secondo una sensibilità ancora gotica.

Il misterico e oscuro gotico-medievale si salda al misticismo soprannaturale esotico, divorando pezzo a pezzo il positivismo razionale dei lumi e della civiltà delle macchine industriali, spingendo Gauguin a Thaiti, Rimbaud in Africa e, del resto, il “Robinson Crusoe” di Defoe era già stato pubblicato nel 1719. Dietro tutto questo aleggia l’idea del “buon selvaggio” corrotto dal progresso,  riportata in auge da Rousseau (1712-1778), determinando una scissione tra gli intellettuali e il pensiero borghese che sul finire dell’Ottocento diverrà sempre più stridente ed evidente: Wilde, Nietzsche, Munch, Van Ghogh, Baudelaire, Huysmans, i Nabis e prima ancora i Nazzareni ne sono pochissimi esempi.

Li si trovano le radici di Jakyll e Hyde, del Capitano Nemo e, più avanti, di King Kong e persino di Godzilla. E si potrebbe continuare.