Dal postmoderno all’altermodernità 2

Seminario tenuto il 7 novembre 2020 presso la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, all’interno del ciclo dal titolo Interventi attorno Chiari

 

Il pensiero postmoderno

 

    • 1883-85 Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno
    • 1896 Materia e memoria di Bergson
    • 1899 L’Interpretazione dei Sogni di Freud
    • 1905 Die Brücke (Espressionismo)
    • 1907 Cubismo
    • 1909 primo manifesto del Futurismo
    • 1910 ca. Astrattismo
    • 1913 Costruttivismo Russo
    • 1914-18 Prima guerra mondiale
    • 1916 Dadaismo
    • 1913 Dalla parte di Swann di Marcel Proust
    • (primo volume de Alla ricerca del tempo perduto)
    • 1914  Il processo di Franz Kafka
    • 1914 Pittura Metafisica
    • 1921 Teoria della relatività generale di Einstein
    • 1922 Ulisse di James Joyce
    • 1923 La coscienza di Zeno di Italo Svevo
    • 1921 Opus I di Walter Rutmann
    • 1930 Weekend Walter Rutmann
    • 1924 Surrealismo
    • 1925 Realismo Magico (o nuova oggettività)
    • 1939-45 Seconda guerra mondiale
    • Anni’40 Informale ed Espressionismo astratto
    • Seconda metà dei 50 New Dada e Pop Art
    • Anni 60 Optical Art e Correnti fredde
    • 1970 Terza rivoluzione industriale informatica, elettronica e telecomunicazioni
    • 1971 Era dell’Informazione

Il postmoderno si determina come risposta ai sogni infranti dai totalitarismi, dalle due guerre mondiali e dalle due bombe atomiche. Nel 1979 Lyotard (Jean-François Lyotard 1924-1998), filosofo francese e teorizzatore del postmoderno, lo descrive come post-idealista, post-marxista e post-illuminista, decretando la fine di quel progetto di progresso basato sulla continuità di passato, presente e futuro. A sostituirlo non rimasero che l’instabilità, la frammentazione e l’episodicità.

In esso Lyotard determina la conclusione della modernità, essendo decaduti i suoi tre principali assi (meta-racconti): illuminismo, idealismo, marxismo e con essi la tensione ad una scienza unitaria votata al progresso, ossia all’idea di storia come emancipazione progressiva.
Decretando la nascita del Postmoderno caratterizzato e proteso alla frammentazione, alla molteplicità, all’instabilità e al polimorfismo.

La natura del pensiero lyotardiano è forse ancora più pregnante in un testo successivo come Peregrinazioni. Legge, forma, evento (1992), dove il filosofo concentra la sua attenzione proprio sul pensiero filosofico e all’interno del quale paragona i pensieri alle nubi. Ogni pensiero, sostiene Lyotard, è una nube sulla quale, mentre la pensiamo, si posa l’ombra della nube successiva, è dunque impossibile formulare un pensiero concluso dato che ogni istante è un cominciamento nel bel mezzo del tempo, ed è quindi un inganno professarsi filosofi o scrittori.

I pensieri sono nubi […] Una nube proietta la propria ombra sull’altra; l’ombra delle nubi varia secondo l’angolatura da cui le considerate […]
Ci si dichiara filosofi o scrittori: bisogna confessarsi impostori. Non esiste pensiero che non porti con sé il senso della propria indegnità. Il solo modo di uscirne, almeno un poco, è quello di esibire l’ineluttabile: si pensa qui ed ora, in situazione, ed in una situazione di pensiero per volta. Così, ciò che minaccia il lavoro del pensare (o dello scrivere) non è tanto che esso resti episodico, bensì che finga di essere completo.
Ogni istante è un cominciamento nel bel mezzo del tempo

È interessante notare come la metafora delle nubi sia impiegata anche dal fisico Prigogine (Ilya Prigogine 1917-2003) in abito scientifico. Il quale, citando Popper (Karl Popper 1902-1994), sostiene che mentre la fisica meccanica nata con Newton si occupava di orologi, la fisica moderna nata con Einstein si occupa invece di nubi. La nuova fisica avendo introdotto la freccia del tempo – lungo la quale gli eventi accadono e con il possibile intervento di agenti esterni che ne provocano variazioni – si scopre incerta, perché in ogni istante la freccia può subire delle fratture assumendo direzioni inaspettate. Se la fisica meccanica riteneva i fenomeni immutabili, quella moderna si scopre invece probabilistica. Per chiarire la natura delle nubi faccio ricorso ad una raccolta di racconti dal titolo Staccando l’ombra da terra di Daniele Del Giudice (1949), particolarmente attivo nel periodo postmoderno e che per questo riporto, il quale vi asserisce che le nubi non sono uno stato né un oggetto, ma una transizione costante. Una descrizione che egli stesso evince da l Luke Howard (1772-1864), il primo ad averle studiate scientificamente.

 

Popper usa una bellissima espressione, parla di orologi e nuvole. La fisica classica s’interessava prima di tutto di orologi, la fisica moderna soprattutto di nuvole […]Ecco un radicale cambiamento del punto di vista: per la visione classica i sistemi stabili erano la regola e i sistemi instabili delle eccezioni, mentre oggi capovolgiamo tale prospettiva.Una volta ottenuta l’irreversibilità e la freccia del tempo, possiamo studiare tale freccia su altre rotture di simmetria e sul contemporaneo emergere dell’ordine e del disordine a livello macroscopico. Comunque in entrambi i casi è dal caos che emergono allo stesso tempo ordine e disordine.
Ilya Prigogine, Le leggi del caos,1993
La nube non era mai quello che avrebbe dovuto essere, l’unico che l’aveva capito, l’unico che l’aveva accettato era quello che aveva dato il nome alle nubi, il primo a decidere che si sarebbero chiamate cirrus, cumulus, cirro-stratus o cumulo-nimbus, Luke Howard, un inglese, il solo che avesse capito che la nube non è un oggetto, non è uno stato, ma è una transizione costante, e come tale andava descritta, per questo aveva intitolato il suo libro On the modifications of clouds.
Daniele Del Giudice, Fino al punto di rugiada, in Staccando l’ombra da terra, 1994

Le posizioni lyotardiane furono riprese dai teorici della neo-avanguardia – che sostanzialmente coincidono con il Gruppo ’63 (1) – e in particolare dal Guglielmini (1929), il quale sosteneva che la realtà non poteva più essere interpretata secondo il progetto culturale e ideologico del precedente Neorealismo, di conseguenza la nuova avanguardia doveva presentarsi come a-ideologica, disimpegnata e a-temporale.

«[…] — sostengono i teorici dell’avanguardia — interpretare la realtà, rappresentarla movendo da premesse ideologiche che situano in una certa prospettiva e gerarchia i fatti non è più possibile: significa dare immagini false del reale, in quanto tale reale viene così costretto nel letto di Procuste della ideologia. Invece oggi nessuna ideologia è in grado di offrire una interpretazione esauriente del mondo e allorché allora si tenti di utilizzarle in questo senso non possono che produrre falsi significati sostiene A. Guglielmini. E aggiunge: la linea viscerale della cultura contemporanea in cui è da riconoscere l’unica avanguardia oggi possibile è a-ideologica, disimpegnata, astorica, in una parola atemporale; non contiene messaggi, né produce significati di carattere generale. Non conosce regole (o leggi) né come condizione di partenza, né come risultato di arrivo. Suo scopo è quello di recuperare il reale nella sua intattezza: ciò che può fare sottraendolo alla storia, scoprendolo nella sua accezione più neutra, nella sua versione più imparziale, al grado zero.
Salvatore Guglielmino, Guida al Novecento, [1971], Milano, Casa Editrice G. Principato, 1982, p.385).
Neo-avanguardia letteraria (esponenti del Gruppo ‘63 e autori ad esso vicini)
Alberto Arbasino, Luciano Anceschi, Nanni Balestrini, Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Giorgio Celli, Furio Colombo, Corrado Costa, Fausto Curi, Roberto Di Marco, Stefano Docimo, Umberto Eco, Enrico Flippini, Alfredo Giuliani, Alberto Gozzi, Angelo Guglielmini, Patrizia Vicinelli, Germano Lombardi, Giorgio Manganelli, Giulia Niccolai, Elio Pagliarini, Michele Perriera, Lamberto Pignotti, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti, Giuliano Scabia, Adriano Spatola, Aldo Tagliaferri, Giancarlo Marmori, Gian Pio Torricelli e Sebastiano Vassalli
Oreste Del Buono, Nanni Cagnone, Gianni Celati, Alice Ceresa, Giordano Falzoni, Luigi Gozzi, Francesco Leonetti, Luigi Malerba, Marina Mizzau, Rossana Ombres, Nico Orengo

 

Bibliografia

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Siti web

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